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ANIEF:ANNO SCOLASTICO IN ITALIA PIÙ LUNGO RISPETTO AD ALTRI PAESI

La Redazione

“Uno dei luoghi comuni sull’Istruzione in Italia che merita di essere smentito è quello dei docenti italiani che guadagnano poco perché lavorano meno rispetto agli insegnanti di altri Paesi: niente di più falso”. Lo ha dichiarato oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, andando a commentare il report “Organisation of school time in Europe”, pubblicato dalla rete Eurydice, con un’analisi dei calendari scolastici, relativi all’anno scolastico 2022/2023, sia delle scuole primarie che delle scuole secondarie. In Italia i giorni di lezioni sono non meno di 200, a fronte di una media pari a 180 e di Paesi, come l’Albania, dove ci si ferma a meno di 160.

“Quello che non si comprende – continua Pacifico – è come si fa a dire che il nostro corpo insegnante percepisce stipendi da impiegato perché l’impegno quotidiano e annuale è più debole. Anche i calcoli settimanali, realizzati sempre da Eurydice, ci dicono che il tempo passato a scuola dai nostri insegnanti in aula è sostanzialmente in linea, se non più alto, soprattutto nell’istruzione secondaria, rispetto a quello di altri Paesi dell’Unione europea. Quelli che sono più bassi, purtroppo, sono invece gli stipendi, finiti addirittura sotto l’inflazione di oltre il 10%. D’altra parte, non poteva andare diversamente se solo pensiamo che il contratto è scaduto da quattro anni e l’ultima volta è stato rinnovato, nel 2018, dopo quasi dieci di fermo”.

Il sindacalista ricorda che “un misero 3,5% di aumento scarso in un arco di tempo così lungo, ha di fatto impoverito docenti e Ata. I quali, nel frattempo, hanno sempre lavorato al massimo, anche durante il Covid, vedendosi assegnare compiti aggiuntivi e rischi professionali di ogni genere. Il tempo per noi è scaduto: firmiamo il rinnovo di contratto subito, come sembra volere fare anche il ministro Giuseppe Valditara, e mettiamo in Legge di Bilancio le risorse per arrivare al successivo, il 2022-24, con aumenti finalmente consistenti così da avvicinare i compensi degli altri Paesi. A chi sostiene, anche in Parlamento, che oggi vi sono altre priorità da assolvere, come il caro bollette, le spese militari e lo stato sociale, Anief ricorda che gli impegni presi in campagna elettorale vanno rispettati e comunque anche gli stipendi dei lavoratori dello Stato vanno collocati tra le emergenze”, conclude il suo presidente.


di CLAUDIO CASTAGNA


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