La precarietà dei docenti crea non pochi disagi, soprattutto agli alunni con disabilità, ai quali è fondamentale garantire la continuità
Le politiche degli ultimi anni sul reclutamento degli insegnanti hanno prodotto un flop totale, arrivando a raddoppiare il numero dei supplenti annuali nelle scuole statali: i contratti a tempo determinato con scadenza 30 giugno o 31 agosto sono passati dai 100.277 posti del 2015/16 a 125.832 per continuare in un crescendo continuo fino ad arrivare ai 224.958 del 2021-22, cioè un più 224%”. Il dato ufficiale è contenuto nel Portale scuole del Ministero per il 2021/22, ripreso oggi da Tuttoscuola che definisce il sostanzioso incremento “un numero monstre di 225 mila, su un totale di circa 900 mila posti di docente assegnati”. Con la risposta dell’attuale ministero dell’Istruzione limitata ad “un piano di reclutamento per 70 mila posti di docenza per il 2024, di cui circa 20 mila per il prossimo settembre”, che “può essere visto solo come un primo passo”, perchè “ammesso che alla fine vengano tutti coperti da vincitori dei prossimi concorsi (come purtroppo non è avvenuto negli ultimi anni), copriranno meno di un terzo del fabbisogno”. La stampa specializzata, giustamente, ritiene che questa supplentite è alla base del “boom della discontinuità didattica”.
A PAGARE SONO GLI ALUNNI DISABILI
“A farne le spese – scrive Tuttoscuola - saranno prima di tutto gli studenti, soprattutto quelli con disabilità: nell’anno scolastico in corso la percentuale di alunni con disabilità che si sono visti cambiare l’insegnante di sostegno è salita addirittura al 59%”, mentre “nel 2017, gli alunni con disabilità che avevano cambiato il docente di sostegno erano stati circa 100 mila, cioè il 43%. Considerato che, secondo il Focus ministeriale sui dati di avvio dell’anno scolastico 2022/23, nelle scuole statali gli alunni con disabilità sono 290.009, si può stimare che siano più di 171 mila quelli privati della continuità didattica. In pratica in un quinquennio quei drammatici numeri sull’avvicendamento dei docenti di sostegno – stando alla percentuale fornita dal ministro – si sono quasi raddoppiati in valori assoluti”. Tra le proposte della stampa specializzata sui posti di sostegno c’è quella di ridurre “in modo consistente quelli in deroga, trasformandoli in organico cosiddetto di diritto (ovvero in pianta stabile).
Il problema che si è venuto a delineare è serio: “in ogni caso – ricorda Tuttoscuola - il Ministero dell’istruzione deve muoversi rapidamente: il prossimo decreto dell’organico di diritto per il 2023-24, da definire di concerto con il ministero dell’Economia e Finanze, è atteso tra circa un mese. Se non si interverrà adeguatamente anche l’anno prossimo sarà funestato dallo tsunami che colpisce gli alunni e rende precaria la vita professionale di centinaia di migliaia di insegnanti”.
Anche per l’Anief non c’è tempo da perdere. E l’occasione per non centrare un altro record di supplentite è a portata di mano: “Basterebbe assumere – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - tutti i candidati risultati idonei nei concorsi ordinari e straordinari, assumere da Gps prima e seconda fascia, sia su sostegno sia su posto comune, con corso formativo per chi è privo di specializzazione e abilitazione, oltre che recuperare tutti coloro che erano stati immessi in ruolo con riserva salvo ritrovarsi licenziati senza una spiegazione logica. Sono soluzioni possibili già con l’attuale decreto Pnrr e i nostri parlamentari lo sanno bene, perché solo pochi giorni fa le abbiamo prospettate, sotto forma di emendamenti, nell’audizione tenuta con la delegazione Cisal in quinta Commissione Bilancio al Senato. La verità, abbiamo detto anche in quell’occasione, è che il problema della continuità didattica si risolve assumendo il personale in ruolo e non creando vincoli alla mobilità che negano solo il diritto alla famiglia”, conclude Pacifico.
di CLAUDIO CASTAGNA
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