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La Redazione

INAUGURAZIONE ANNO ACCADEMICO DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA

Messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella


È stato inaugurato questa mattina, presso il Teatro Comunale di Ferrara, il nuovo anno Accademico 2022-2023 dell’Università degli Studi di Ferrara.

A presenziare alla cerimonia, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Presente anche il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini che, dopo l’esecuzione dell’Inno europeo a cura del Coro di Ateneo e del Conservatorio “Girolamo Frescobaldi’’ di Ferrara, ha rivolto i suoi saluti ai presenti.


Successivamente la Rettrice Laura Ramaciotti, come da tradizione, ha tenuto la relazione sull’Ateneo.


Durante lo svolgimento della cerimonia di inaugurazione è stata data la parola al Presidente del Consiglio degli studenti, Alessandra De Fazio, e al Presidente del Consiglio del personale tecnico-amministrativo, Massimo Bonora.


La cerimonia si è conclusa con un messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.


Messaggio:


“Con il permesso della Rettrice, vorrei rivolgere un saluto a tutti i presenti, ringraziandola per l’invito a essere presente in questa occasione.

Rivolgo un saluto di grande cordialità al Ministro, al Presidente della Regione, al Sindaco e ai suoi concittadini, al Presidente della Provincia, ai Sindaci degli altri Comuni presenti, ai Rettori di altri Atenei, al Presidente del Consiglio studentesco, al Presidente del Consiglio del personale.

Un saluto particolare al Corpo accademico, a tutto il personale amministrativo-tecnico, agli studenti e alle studentesse, che sono il centro e la misura della vita di ogni Ateneo.

Ringrazio la Rettrice per la sua relazione che ha fatto stato della condizione dell’Ateneo. Ha ricordato la crescita, lo sviluppo dell’Ateneo sotto diversi profili: quello dell’insegnamento, della ricerca, dell’organizzazione, della cura, del rafforzamento della struttura amministrativa del personale, delle iniziative per la condizione studentesca.

Ma la ringrazio molto per due considerazioni, fra le tante interessanti che ha fatto: quella sull’attenzione alla dimensione internazionale e quella sulla vocazione dell’Università a trasmettere conoscenza, ma soprattutto a far sviluppare coscienza critica e coscienza civile.

Questo si inserisce e richiama a quello che mi è parso - ed è, chiaramente - il tema dell’incontro di questa mattina, cioè il ruolo delle Università nel mondo che cambia, per mutuare le parole del Professor Bianchi.

In questo si è collocato l’interessante intervento del Ministro, che ringrazio, con le parole - che ha ricordato – di Pico della Mirandola, con la sottolineatura - che vorrei riprendere anch’io - sull’importanza di un Erasmus interno, di una circolarità e di uno scambio di esperienze tra studenti dei nostri Atenei.

Sarebbe singolare che, di fronte al successo crescente, alla grande importanza di Erasmus in sede europea, vi fosse una chiusura tra i nostri Atenei, nelle forme possibili. Così come è importante, per i nostri Atenei, la circolarità e il movimento dei docenti, che è sempre stata occasione di crescita culturale e scientifica per le nostre Università.

Di questo versante, quello del ruolo degli Atenei nel mondo che cambia, il Professor Bianchi ci ha dato poc’anzi una quantità di sollecitazioni e di esortazioni a riflettere. Ci ha fatto comprendere che il mondo cambia velocemente.

È molto cambiato, in realtà. Il mondo di oggi non è più quello che vi era quaranta, cinquant’anni fa.

Vorrei dire alle studentesse e agli studenti che quando ero al loro posto, oltre sessant’anni fa, il mondo era realmente, totalmente differente.

Questo richiede riflessioni.

Vorrei riprendere il dato che ha sottolineato il Professor Patrizio Bianchi, quello delle tendenze demografiche, accoppiato a quello della distribuzione della ricchezza nel mondo.

Vi sono elementi di profonda diversità nelle varie zone del mondo. Queste differenze, un tempo, venivano assorbite all’interno dei territori locali, in sede locale, in ampie, grandi regioni, ma dentro ciascun continente, separatamente in ogni continente.

Non è più così, perché il mondo è diventato un’unica comunità, sempre più stretta, interconnessa, sempre più raccolta al proprio interno.

Al tempo di Copernico - che è stato ampiamente ricordato, come studente di questa Università - questa condizione di comunità sopra i confini e di ogni parte nel mondo allora conosciuto e frequentato - l’Europa - era propria soltanto dei clerici vagantes, degli studenti e dei docenti che giravano fra le prime e poche Università, dopo l’anno Mille, per riprendere a intessere fili di cultura comune.

Adesso ha questa condizione globale.

Anche per questo la Rettrice ha prima ricordato le lotte e le sofferenze delle donne in Afghanistan e in Iran.

Non è un pensiero a Paesi diversi, lontani. È una sottolineatura della mancanza di libertà e di diritti di persone che appartengono alla nostra stessa comunità: la comunità mondiale, sempre più stretta, sempre più intensamente correlata al proprio interno.

Oggi, muoversi da una parte all’altra del mondo è facile.

Conoscere le condizioni in cui si vive in ogni parte del mondo, da qualunque posto, è altrettanto facile.

Conoscere le condizioni di benessere, ovunque, è abbastanza facile.

Entrare in relazione immediata, in tempo reale, con gli interlocutori o con le condizioni di ogni altra parte, anche di continenti un tempo lontani, è altrettanto facile.

Questo rende il mondo assolutamente una comunità unica.

E di questo va preso atto. Perché allora quelle differenze di tendenze demografiche e di distribuzione di benessere e di ricchezza non si esauriscono assorbendosi dentro l’ambito locale, ma hanno contraccolpi inevitabili in ogni parte del mondo. E lo registriamo ogni giorno.

Se pensiamo che tra venti, trent’anni l’Africa avrà una popolazione che sarà tre-quattro volte quella dell’intera Europa, ci rendiamo conto di come questi siano gli scenari che vanno affrontati.

Sono scenari totalmente nuovi che richiedono un impegno di studio, di applicazione, di iniziative totalmente nuovo. È una condizione che richiede davvero un approfondimento che non sempre registriamo.

Nel nostro mondo queste condizioni di mutamento sono alle volte avvertite come estranee, come lontane.

Ecco, questo fa comprendere perché l’ONU - come ha poc’anzi ricordato il Professor Bianchi - abbia esortato a riformulare l’educazione, l’istruzione, per rendere il mondo adeguato alle sue condizioni attuali.

Per questo vi è un’esigenza di approfondimento che compete alla dimensione scientifica, a quella educativa.

Il Professor Bianchi ha sostanzialmente invitato le Università a farsi carico di questo approfondimento.

E questa esortazione vorrei farla mia. Vorrei associarmi a questa esortazione.

Non è la prima volta che accade nella storia.

All’epoca di Copernico c’era già una comunanza di approfondimento e di studio, come abbiamo ricordato prima.

Basti pensare che qui, in questo Ateneo, tra Copernico - polacco - e Paracelso – svizzero - vi era una commistione, una messa in comune di saperi che ha posto le basi dell’Europa, che è stato il crogiolo in cui si è formata l’Europa e la sua cultura.

Questo ruolo dell’Università non è più soltanto, in questo nostro oggi, dovuto all’Europa, al nostro continente. È un’esigenza globale.

In tutto il mondo, le Università sono chiamate a elaborare riflessioni adeguate alle condizioni che abbiamo, ai mutamenti che vi sono, agli scenari nuovi. Scenari che fanno comprendere come siano fuori dal tempo e dalla storia comportamenti da potenza dei secoli scorsi, che conducono a guerre di aggressione per annettere territori, o a competizioni accanite su aspetti marginali.

Sono questi gli aspetti rilevanti che contrassegneranno il mondo futuro.

Su questo il mondo è chiamato a riflettere.

E a far da avanguardia in questa riflessione devono essere le Università.

Gli Atenei hanno questa vocazione, questo ruolo, che poc’anzi il Professor Patrizio Bianchi ricordava. Questa vocazione, questa missione di riflettere per approfondire scenari e indicare percorsi con cui affrontarli.

Questo è il mondo che hanno i giovani di fronte. Questo è il mondo che le Università devono aiutarli a interpretare e a governare.

In questo clima e su queste considerazioni si basa, con grande forza e grande vicinanza, l’augurio di buon Anno accademico’’.


di CLAUDIO CASTAGNA



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