Intervista del Segretario Generale Giuseppe D’Aprile
“L’autonomia differenziata non è il progetto che vogliamo per il Paese, non può esserlo in nessun modo per il sistema nazionale di istruzione. È un disegno storico che assoggetterebbe la scuola al governo regionale di turno. Non è a rischio solo la libertà di insegnamento, ma anche l’unità nazionale di cui lo Stato, invece, deve essere garante”.
Il Segretario generale D’Aprile si è espresso così questa mattina, in tema di regionalizzazione, durante gli Stati generali della Uil Scuola Rua del Trentino Alto Adige.
La nostra è una campagna di responsabilizzazione – evidenzia il Segretario generale – abbiamo iniziato dal Trentino per toccare con mano l’indice di gradimento da parte del personale della scuola.
Aver raccolto direttamente le testimonianze del personale trentino che da più di un ventennio ha visto la provincializzazione della scuola statale, conferma quanto già pensavamo e stiamo ormai sostenendo da anni: la narrazione non corrisponde alla realtà.
Ad affrontare la questione regionalizzazione, anche Pietro Di Fiore, Segretario regionale della Uil Scuola Trentino Alto Adige: “L’autonomia qui è stata sicuramente un’esperienza fallimentare – sottolinea – le criticità sono molte, dalle competenze degli organi collegiali alla libertà di insegnamento, piegata alle indicazioni della politica. Non solo. Le modalità di reclutamento arrancano, segnaliamo inoltre ritardi persino nell’attribuzione degli aumenti contrattuali, che, ad oggi, non sono ancora arrivati ai lavoratori.
Oggi – conclude – se i lavoratori della scuola potessero scegliere, firmerebbero per ritornare in un sistema nazionale”.
La campagna della Uil Scuola Rua contro l’autonomia differenziata prosegue. “Domani saremo in Emilia-Romagna, a Ravenna – ricorda D’Aprile – parleremo con le persone e spiegheremo loro gli effetti negativi della regionalizzazione della scuola. Solleciteremo i colleghi a firmare per una legge di iniziativa popolare.
Non possiamo accettare divergenze nella scuola, nella sanità, nelle infrastrutture, nelle politiche energetiche o nei contratti di lavoro. Su tutti questi capitoli, servono decisioni a livello nazionale, per eliminare le disparità non per ampliarle.
di CLAUDIO CASTAGNA
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