Numerose le difficoltà di accesso per gli studenti stranieri e del Mezzogiorno
Nonostante i giovani d’oggi siano “figli della tecnologia”, per quanto riguarda il mondo della scuola preferiscono le tradizionali lezioni in presenza.
Secondo una delle ultime rilevazioni dell’ISTAT, la didattica a distanza non è stata molto di gradimento degli studenti italiani: il 67,7% preferisce le lezioni in presenza, il 20,4% ritiene uguali le due tipologie di didattica e solo l’11,9% predilige la didattica a distanza.
Emerge una lieve differenza di genere: sono le ragazze a sostenere di più la didattica in presenza (69,5%) rispetto ai ragazzi (66,1%).
Le difficoltà di accesso alla DAD da parte di studenti stranieri e del Mezzogiorno
Se è vero che i ragazzi erano già “molto connessi”, non tutti disponevano degli strumenti più adeguati, sia dal punto di vista dell’hardware sia della connessione di rete, per seguire numerose ore di didattica a distanza. L’80% dei ragazzi italiani ha potuto seguire sin da subito e con continuità la didattica a distanza nel periodo compreso tra marzo e giugno del 2020. Tra gli stranieri la percentuale di chi ha potuto essere costante nella frequenza delle lezioni online scende, invece, al 71,4%.
Svantaggiati rispetto agli strumenti per la didattica a distanza sembrano anche gli studenti del Mezzogiorno rispetto a quelli del Centro-nord. Nel Sud e nelle Isole la quota di coloro che si sono collegati utilizzando tra gli strumenti anche il PC è dell’ 80,1% contro l’84,8% del Centro, l’85,8% del Nord-ovest e l’89,9% del Nord-est. Più svantaggiati di tutti sono gli stranieri che frequentano le scuole nel Mezzogiorno: nel 61,5% dei casi hanno potuto utilizzare anche il PC, una quota decisamente più bassa rispetto a quelli che vivono nel Nord-est (78%), nel Nord-ovest (73%) e al Centro (70,5%).
Cosa imparare dall’esperienza della DAD
Sebbene il parere dei dirigenti scolastici sulla DAD non sia del tutto positivo, sembra tuttavia che il maggiore utilizzo delle tecnologie e della comunicazione a distanza indotto dalla pandemia sia un’esperienza da valorizzare.
Il 31,5% dei dirigenti vorrebbe che anche dopo la pandemia parte della didattica si svolgesse a distanza. In questo caso le differenze a livello territoriale non sono rilevanti, con una quota di favorevoli alla didattica a distanza che varia dal 28,1% del Centro al 33,6% nel Nord-ovest.
Le differenze sono invece evidenti tra i dirigenti di scuole secondarie di primo e secondo grado. I dirigenti delle scuole superiori sono evidentemente più favorevoli a mantenere parte della didattica a distanza: la quota che lo giudica positivo è del 41,4% contro il 22,9% dei dirigenti delle scuole secondarie di primo grado (Figura 6). Naturalmente la didattica a distanza è senz’altro meno complessa da attuare – specie se in maniera parziale - nel caso di ragazzi più grandi e autonomi nella gestione degli strumenti e nell’esecuzione dei compiti. In generale è comunque auspicato il maggiore ricorso “a materiali digitali, biblioteche online, filmati, etc.” visto con favore dal 93,5% dei dirigenti; l’85,6% manterrebbe anche forme di didattica alternativa come le flipped classroom o “classi capovolte” che prevedono la partecipazione attiva degli studenti e la valorizzazione delle risorse digitali e delle reti sociali.
di VALENTINA ZIN
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