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TERZO GIORNO DI SCIOPERO CONTRO LA LEGGE DI BILANCIO IN DIVERSE REGIONI

Le motivazioni


Terza giornata di sciopero. A partire da lunedì 12 e fino a venerdì 16 dicembre 2022, in molte regioni italiane si sta tenendo uno sciopero generale, indetto dalle associazioni sindacali UIL e FLC CGIL, contro la Legge di Bilancio 2023 del governo Meloni.

Ricordiamo che nella prima giornata di sciopero a scendere in piazza per prima è stata la regione Calabria, mentre ieri, seconda giornata di manifestazione, è stata la regione Sicilia. Oggi è toccato alle seguenti regioni: Veneto, Puglia e Valle D’Aosta.


Domani sarà la volta dell’Abruzzo, Piemonte e Marche.

La giornata più intensa sarà quella del 16 dicembre che vedrà protagoniste Molise, Sardegna, Campania, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lombardia, Basilicata, Lazio, Liguria e l'Emilia Romagna.


Ricordiamo le motivazioni per cui è stato indetto lo sciopero:

  • aumentare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro per recuperare almeno una mensilità, e introducendo un meccanismo automatico di indicizzazione delle detrazioni all’inflazione (cosiddetto recupero del drenaggio fiscale);

  • di conferire tutele a tutte le forme di lavoro, assegnando ai CCNL un valore generale, sancendo così anche un salario minimo e diritti normativi universali;

  • di eliminare le forme di lavoro precario per un unico contratto di inserimento al lavoro con contenuto formativo;

  • una riforma fiscale che rispetti il principio della progressività; la tassazione degli extraprofitti che generi risorse per un contributo straordinario di solidarietà;

  • la rivalutazione delle pensioni;

  • risorse per il diritto all’istruzione, per la sanità che ha affrontato e sta affrontando gli effetti drammatici della pandemia;

  • di cancellare la legge Fornero e introdurre: l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e “povere”, il riconoscimento del lavoro di cura, il riconoscimento delle differenze di genere, l’uscita con 41 anni di contributi.

di VALENTINA ZIN

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