Come anticipato ormai qualche giorno fa, a partire da lunedì 12 e fino ad oggi, 16 dicembre 2022, uno sciopero generale contro la Legge di Bilancio del governo Meloni, indetto dai sindacati FLC CGIL e UIL, sta coinvolgendo molte regioni italiane. Dunque, è bene ricordare che nella prima giornata di sciopero a scendere in piazza è stata la regione Calabria, a seguire la regione Sicilia nella seconda giornata, nella terza giornata di manifestazione, è toccato alle regioni Veneto, Puglia e Valle D’Aosta.
Ieri, quarta giornata di sciopero è stata la volta dell’Abruzzo, Piemonte e Marche. Oggi, ultimo giorno di manifestazione, ad essere state protagoniste sono: Molise, Sardegna, Campania, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lombardia, Basilicata, Lazio, Liguria e l'Emilia Romagna.
Lo sciopero di oggi in Lombardia oltre ad aver interessato i settori dei trasporti, banche e sanità, si sono fermate anche le lezioni negli istituti pubblici e privati dell’istruzione e della ricerca. Disagi nel trasporto pubblico locale.
Ricordiamo quali sono state le motivazioni per cui è stato indetto lo sciopero:
aumentare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro per recuperare almeno una mensilità, e introducendo un meccanismo automatico di indicizzazione delle detrazioni all’inflazione (cosiddetto recupero del drenaggio fiscale);
di conferire tutele a tutte le forme di lavoro, assegnando ai CCNL un valore generale, sancendo così anche un salario minimo e diritti normativi universali;
di eliminare le forme di lavoro precario per un unico contratto di inserimento al lavoro con contenuto formativo;
una riforma fiscale che rispetti il principio della progressività; la tassazione degli extraprofitti che generi risorse per un contributo straordinario di solidarietà;
la rivalutazione delle pensioni;
risorse per il diritto all’istruzione, per la sanità che ha affrontato e sta affrontando gli effetti drammatici della pandemia;
di cancellare la legge Fornero e introdurre: l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e “povere”, il riconoscimento del lavoro di cura, il riconoscimento delle differenze di genere, l’uscita con 41 anni di contributi.
di CLAUDIO CASTAGNA
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