Rapporto sull’economia del Mezzogiorno ad opera di SVIMEZ
Tra i vari argomenti trattati nel Rapporto sull’economia del Mezzogiorno ad opera di SVIMEZ prestiamo particolare attenzione al capitolo relativo ai divari nella filiera dell’istruzione: dalla scuola all’Università.
Università
Negli ultimi anni, il divario territoriale in termini di immatricolazioni è aumentato. Gli immatricolati negli Atenei del Centro-Nord hanno gradualmente superato i livelli dei primi anni Duemila. Al Sud, sia pur in crescita, restano ancora decisamente al di sotto. Ambiguo, in questo contesto, l’impatto della pandemia, con una sensibile accelerazione delle immatricolazioni territorialmente diffusa per l’anno accademico 2020-2021 e una decisa contrazione nell’anno accademico successivo 2021-2022. Un numero crescente di iscritti universitari residenti nel Mezzogiorno tende a preferire le Università del Centro-Nord. Gli studenti meridionali che si trasferiscono per motivi di studio universitario sono passati dal 20% del 2010 al 27% del 2021. Questo fenomeno non è stato controbilanciato da un analogo flusso di iscritti provenienti dal Centro-Nord. Le Università del Mezzogiorno hanno visto contrarsi nell’ultimo triennio il numero di iscritti complessivamente del 12% rispetto al primo triennio degli anni Dieci, mentre nelle Università del Centro e del Nord gli iscritti sono complessivamente cresciuti del 2% e dell’8%. S
econdo stime ISTAT, tra il 2021 e il 2031 la popolazione in Italia diminuirà di circa 1,5 milioni di individui, una perdita che continuerà negli anni seguenti (2036 e 2041) con intensità meno grave al Centro-Nord e più accentuata nel Mezzogiorno. Queste dinamiche di spopolamento determineranno effetti negativi sulle immatricolazioni universitarie, soprattutto per gli Atenei più piccoli e periferici. A tassi di iscrizione invariati, si stima che nel 2031, 2036 e 2041 le Università del Mezzogiorno perderanno circa il 6, 17 e 27% degli iscritti; quelle del Centro avranno prima un incremento del 3,5% nel 2031 e poi una diminuzione del 7 e 20% nel 2036 e 2041 rispettivamente; quelle del Nord un andamento simile con +4% nel 2031 e un decremento del 7 e 18% circa nel 2036 e 2041. Tale contrazione, oltre a subire una brusca accelerazione coinvolgerà tutte le Università. In questo quadro generale, tuttavia, le più colpite saranno quelle a maggior «vocazione locale» e soprattutto quelle del Mezzogiorno.
Cosa propone la SVIMEZ. Per quanto riguarda l’Università e il rischio di desertificazione legato al calo demografico e alla diminuzione degli iscritti, la SVIMEZ propone di 1) incrementare l’attrattività degli Atenei periferici soprattutto attraverso l’attivazione di protocolli di intesa con Atenei internazionali volti ad incrementare il numero di studenti stranieri da altri paesi del Mediterraneo o da altrove. 2) puntare a forme di collaborazione e cooperazione fra Atenei, secondo una struttura coerente con le specializzazioni e le vocazioni delle diverse economie locali; 3) ripensare il ruolo stesso dell’Università facendo emergere la trasformazione sociologica in atto, con uno spostamento del suo core business dai corsi di laurea ai corsi post-laurea e/o “professionalizzanti” o finalizzati ad ambiti di ricerca. La popolazione over 40 diverrà sempre più preponderante, ed è quindi possibile pensare che le università possano essere luoghi frequentati non esclusivamente (o quasi) da giovani ma anche da quelle fasce di popolazione più adulte che possono ricercarvi una diversa formazione. Far emergere questa trasformazione significherebbe evitare il rischio che le Università si trasformino in centri di formazione al ribasso.
di VALENTINA ZIN
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