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La Redazione

UMBERTO GALIMBERTI: “I DOCENTI DOVREBBERO RIMANERE PRECARI A VITA”

Il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, si oppone


“Invece di stabilizzare il personale della scuola, c’è chi si diverte a screditarlo e a dire che dovrebbe rimanere precario a vita: certe posizioni si commentano da sole”. A dirlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commentando le ultime dichiarazioni di Umberto Galimberti: per il filosofo sarebbe necessario abolire il ruolo nella professione docente, in modo che coloro che non sono all’altezza del loro compito possano essere sospesi dall’insegnamento. In questo modo, sostiene Galimberti, si eviterebbe la demotivazione degli studenti che, spesso, a scuola non riescono a trovare il nutrimento per la loro passione a causa del disinteresse emotivo e intellettuale degli insegnanti.

“Chi sostiene questa tesi – replica ancora Marcello Pacifico – non vuole il bene della scuola e degli studenti. Già avere oltre 200 mila docenti precari è un dramma che vanifica la continuità didattica, incentiva gli spostamenti di sede e danneggia gli alunni. Ritrovarsi con un milione di insegnanti supplenti sarebbe la debacle dell’Istruzione in Italia, una vera Caporetto, con insegnanti che perderebbero la loro identità e le scuole senza punti fermi. L’insegnamento ha bisogno di stabilità, ancora di più di altre professioni: lo ha compreso anche il ministro dell’Istruzione, che convinto dal sindacato ha creato le basi per un’interlocuzione con la Commissione europea per stabilizzare chi da almeno tre anni fa supplenze e ha i requisiti per essere assunto in ruolo”.

“Ai grandi intellettuali che cercano soluzioni per motivare di più i nostri docenti – continua il sindacalista - rispondiamo che vanno pagati meglio, almeno 300 euro netti in più al mese, allineando così i loro stipendi a quelli europei. Serve anche introdurre da contratto una carriera degna di questo nome, dando la possibilità nella fase finale della carriera di diventare tutor e uscire dall’aula. Come pure è necessario tutelare di più i loro diritti e permetterne l’uscita dal servizio anticipata, senza tagli all’assegno di pensione. In altri paesi avanzati sono misure considerate normali, da noi invece di adeguarci e approvarle – conclude Pacifico – arrivano le proposte che ci farebbero tornare indietro di cent’anni”.


di ISABELLA CASTAGNA


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